Di seguito e nella sezione dedicata trovate l’appello di movimento verso la manifestazione del 14 novembre e l’assemblea generale dell’università che si svolgerà a Roma il giorno dopo. Facciamolo circolare nei nostri luoghi di studio, facciamolo sottoscrivere, affinchè l’onda anomala possa continuare a crescere, dentro e fuori l’Università. Inviate le adesioni di singoli, gruppi, facoltà o assemblee a: sololalottapaga@gmail.com!
SOLO LA LOTTA PAGA
Assemblee di facoltà e di ateneo, presidii fuori e dentro l’università, sit-in davanti ai rettorati, cortei e manifestazioni, lezioni in piazza, notti bianche, fiaccolate e occupazioni. È con queste notizie che i quotidiani e i telegiornali sono costretti a fare i conti da ormai quasi tre settimane. Non c’è da stupirsene. Il movimento sorto per respingere le controriforme e le misure draconiane in materia di istruzione, università e ricerca del governo Berlusconi non accenna a fermarsi.
Una nuova energia sembra nutrirlo, una diversa vitalità sembra alimentare la determinazione e la tenacia delle tante e dei tanti che questo movimento stanno animando. L’“onda anomala” nasce da cause politiche e sociali generali: le iniziative controriformatrici della coppia Tremonti/Gelmini hanno fatto soltanto da detonatore. Alle spalle degli studenti in lotta ci sono famiglie alle prese con il carovita e con gli effetti devastanti della recessione sulla condizione occupazionale. L’attacco al sistema formativo pubblico da parte del Ministro Gelmini è soltanto un capitolo dell’aggressione al lavoro subordinato con cui l’attuale esecutivo si è proposto di “risolvere” la crisi economica.
Non per caso “noi la crisi non la paghiamo” è lo slogan più ricorrente nell’ambito della lotta che le studentesse e gli studenti stanno portando avanti per rimandare al mittente la legge 133, e con essa il taglio di 1,5 miliardi di euro all’Ffo nei prossimi cinque anni, il blocco del turnover per i prossimi tre anni, la possibilità di trasformare le università pubbliche in fondazioni; ma anche la possibilità che i soldi sottratti a un bene universale come l’istruzione possano tappare i buchi – con il decreto legge “salvabanche” – aperti dalla crisi che ha investito i mercati finanziari.
Che la natura di questo movimento non sia paragonabile a quella degli ultimi che abbiamo visto nascere e velocemente morire negli anni scorsi pare averlo capito anche il governo, se si evocano sinistri sgomberi delle realtà occupate e denunce penali nei confronti di chi impedirà alle maggioranze silenziose di continuare a istruirsi; se si ricorre a infiltrazioni squadriste dei cortei per intimidire studenti pacifici e armati soltanto della determinazione necessaria a non lasciar rifluire il movimento, come si è fatto a piazza Navona; se Berlusconi rimanda la presentazione della “vera riforma dell’Università”, che la Gelmini avrebbe dovuto illustrare nei prossimi giorni.
Il nervosismo dell’esecutivo è palpabile, la tensione non sempre mascherabile. Segni evidenti che siamo sulla strada giusta. Leggi il seguito di questo post »